I messaggi di fine anno dei presidenti della Repubblica: alcune parole specifiche
In relazione al post sui testi dei messaggi dei presidenti, che si può reperire qui, vediamo qui i conteggi totali di alcune parole particolari che vengono alla mente come potenziali rappresentanti di questo o quel presidente, o, meglio, dei tempi in cui si sono trovati a ricoprire il loro ruolo.
La prima parola che mi viene in mente è riforme, con la sua versione singolare riforma. Mi aspetto che Napolitano l’abbia usata parecchio, per gli altri non saprei.
Vediamo un grafico a barre di queste due parole parenti: scelgo come osservabile la percentuale di utilizzo della parola nel totale dei discorsi (considerando i tokens, cioè tutte le singole parole pronunciate), per ciascun presidente.
Come si vede, Napolitano ha effettivamente usato questa parola (con una predilezione per riforme, cosa che non sorprende) molto nei suoi discorsi. Possiamo assumere che lo facesse per sollecitare i governi a farne, di riforme, e che glielo ricordasse di continuo? I primi tre presidenti non hanno parlato affatto di riforme. Gli altri lo hanno fatto, Saragat sembra pure particolarmente affezionato a questo termine. Ciampi non ha mai usato riforma e quel che è curioso è che Leone ha usato entrambe le versioni nella stessa misura.
Vediamo ora i conteggi di scuola e istruzione:
Einaudi se ne frega, era forse troppo presto per ritenere l’argomento adatto ad un discorso di fine anno? Gli altri sembrano tutti, a parte Segni, molto interessati alla scuola, tema evidentemente caro al discorso politico generalista. Mi sarei comunque aspettata che Napolitano usasse queste due parole di più. Doveva essere troppo ossessionato dalle riforme in generale, che non si facevano.
Infine, vediamo i conteggi di giovani e lavoro, due altri temi certamente caldi.
Il povero Pertini ci teneva tanto, ai giovani, il valore è veramente sorprendentemente alto. Chissà che direbbe oggi a vedere la situazione drammatica in cui si trovano.