Giovanni, musicista della domenica

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Una conversazione con Giovanni Ruotolo, musicista della domenica. Il basso, due tribute band e diverse collaborazioni. Passando per tastiera e chitarra in ordine cronologico, aggiungendo la voce in ordine sparso.

Io, il mio basso e la mia passione per la musica.

M: Ciao Giovanni, chi sei e cosa fai attualmente?

Giovanni: Ciao Martina. Sono Giovanni, sono un ragazzo della periferia di Napoli nato alla fine degli anni ‘80, innamorato della musica. Ho sempre avuto la passione della musica e fondamentalmente sono un autodidatta della musica in senso abbastanza lato. Oggi infatti suono il basso ma non nasco come bassista: iniziai da piccolo con la tastiera, poi per un buon periodo ho suonato la chitarra e da poco son passato al basso. Mi definisco un musicista della domenica perché non lo faccio a livello professionale né per trasformarlo in un lavoro; lo faccio perché mi diverto e per imparare!

M: raccontaci un po’ di come è iniziata la tua avventura nel mondo della musica.

G: Il mio primo approccio alla musica avvenne quando ero un ragazzino, attorno ai 13 anni. Alle scuole superiori ai miei tempi si studiava flauto o diamonica. Io imparai a suonare quest’ultima. Possedevo infatti una diamonica Bontempi che successivamente si “trasformò” in una Roland EM-10).

M : Che approccio avevi nello studio della tastiera, quanto durò questa esperienza?

G : Allo studio della tastiera dedicai circa 2 anni. Abbandonai lo studio dato che mi era impossibile frequentare corsi privati. Siccome non eravamo ancora nell’era dei tutorial online, era tutto molto difficile, quello che facevo era ascoltare e cercare di riprodurre diversi brani Pop ad orecchio. Era il periodo del boom della musica Pop Italiana, uscii il primo ed unico album dei Lunapop, …Squérez?, diversi album di Nek, Laura Pausini e molti altri. In questi anni le trasmissioni di riferimento per noi ragazzini erano Top of the Pops (edizione Italiana) e Festival Bar.

M : dopo aver abbandonato la tastiera a cosa ti sei dedicato?

G : La mia passione per la musica in generale mi ha portato a cercare un nuovo modo di esprimermi. Abbandonai la tastiera e cominciai a interessarmi alla modifica e produzione di musica elettronica, ero attratto infatti dalla musica R&B, HipHop e generi affini. Avevo tra i 16 e i 19 anni, parliamo della prima metà degli anni 2000, iniziava l’era della musica “da ghetto”. Ero estremamente attratto dai suoni a bassa frequenza, il sentire quelle vibrazioni nella gabbia toracica, sentire quelle frequenze dentro di me.

In quegli anni frequentavo un corso di ballo HipHop in una palestra locale. In questa circostanza, spronato dalla mia insegnante, approfondii le mie conoscenze nel missaggio audio ed iniziai a creare mix dei brani che utilizzavamo per creare le nostre coreografie. Allora utilizzavo diversi software dedicati come Sony Acid Pro, Cubase e Reason. Spacchettavo i brani e li rimontavo assieme generando una unica traccia originale aggiungendo anche diversi Loop per enfatizzare i bassi e per scandire meglio il tempo dei brani che poi venivano trasposti su un CD audio. Grazie a questo riuscivo anche a guadagnare qualcosina dato che cominciai a farli per tutti.

M : quando hai iniziato a suonare la chitarra?

La Fender Stratocaster

G : All’età di 21 anni iniziai a lavorare presso una grande azienda locale, fui li conobbi nel 2009 un carissimo amico, Adriano Brandi. Lui è un chitarrista professionista, suona blues a livello professionale, incide dischi e ha lavorato con artisti di lustro tra cui Bennato. Molto spesso mi raccontava di quel mondo, il mondo della chitarra elettrica, e ne fui molto affascinato. Gli dissi che mi era sempre piaciuta la chitarra e che mi sarebbe piaciuto provare a suonare la chitarra elettrica.

Un giorno del 2013 mi spinse a provare, mi prestò quella che fu la mia prima chitarra, una bellissima Fender Stratocaster giapponese. Fu così che ripresi a suonare seriamente, spendendoci varie ore al giorno una volta tornato da lavoro. Ormai online si trovava tutto il materiale che poteva servirmi!

Sempre da autodidatta, amavo suonare musica Rock ed Hard Rock. Avevo come riferimento i Led Zeppelin (Jimmy Page è il mio chitarrista preferito), Depp Purple, Guns N’ Roses, e tanti altri gruppi degli anni ‘70.

Pochi mesi dopo (siamo nel 2013) comprai la mia prima chitarra, una Gibson SG. Non proprio una cosa da acquistare come prima chitarra ma che ci posso fare, me ne innamorai.

M : hai sempre studiato da autodidatta o hai frequentato qualche maestro privato?

G : Ho da sempre avuto un approccio da autodidatta ma ad un certo punto, a settembre 2016, iniziai a sentire dei limiti che volevo assolutamente superare. Per questo mi iscrissi ad un’accademia musicale, la Lizard di Fiesole, che ha una succursale qui a Giugliano. Volevo colmare il gap teorico che avevo e migliorare la mia tecnica.

Ebbi l’occasione di studiare con il grande maestro Livio Lamonea. Ho frequentato un anno di chitarra hard-rock/metal suonando brani degli Eagles, AC-DC, Jimi Hendrix, Van Halen e tanto altro; ho curato la parte teorica e di armonia e nello stesso anno ho cominciato a fare musica d’insieme: con diversi alunni dell’accademia si formavano delle band con lo scopo di imparare a suonare assieme e di tirare su una decina di brani per un concerto finale in cui io spesso ricoprivo il ruolo di chitarra solista: tra i vari brani facemmo “Harden my heart” dei Quarterflash, qualcosa di James Bay, mentre di italiano eseguimmo “Sono solo parole” di Noemi, in cui arrangiai io stesso un breve assolo finale.

La mia tecnica era ancora embrionale e grazie a quest’anno di accademia ebbi la possibilità di crescere molto come musicista e come persona.

M : hai mai suonato in qualche spettacolo dal vivo?

G : Il 24 giugno 2017 feci il mio primo live, si trattava del concerto di fine anno dell’accademia. Suonammo in un pub locale, il Sea Legend, uno dei pochissimi in zona che da sempre ospita spettacoli di musica live. Eseguimmo tutti i brani studiati in occasione delle sedute di musica di insieme, fu una bellissima esperienza, mi ha segnato in modo particolare.

M: hai detto che hai frequentato solo 1 anno di accademia, successivamente cosa è accaduto?

G : A settembre 2017 io ed un compagno di percorso accademico, Mirko Pirozzi, chitarrista, decidemmo di approfondire quanto studiato in musica di insieme formando una band tutta nostra. Cominciammo la ricerca e formazione del gruppo. Partimmo con l’idea di fare una Rock Cover Band coprendo i classici dagli anni ‘60 fino alla fine degli ‘80. Usando degli annunci cominciammo a provare con varie persone, e fu lì che conobbi Biagio Anzalone, bassista nonché cantante professionista. Biagio da poco suonava il basso, aveva sempre suonato la chitarra ed ovviamente cantato ma aveva il desiderio di suonare in una band come bassista ed era davvero bravo. Purtroppo dopo le prime prove decise di abbandonarci per altri progetti. Fu lui che mi iniziò allo strumento, fu suo il primo basso su cui misi le mani, così per gioco.

M : Finalmente siamo arrivati al periodo da bassista! raccontaci un po’ come sono andate le cose.

G : Fui da subito particolarmente colpito da questo strumento, incuriosito da questo decisi di comprarne uno economico, giusto per usarlo per incidere qualcosa di mio con due strumenti, registrando 3 tracce separatamente - chitarra, basso e voce. In via del tutto sperimentale ad esempio, produssi questo video, una cover di “Shook me all night long” degli AC/DC:

Mi appassionai in particolar modo al basso: mi piaceva il timbro e il fatto che si suona a mani libere, a stretto contatto con lo strumento. Decisi che volevo continuare, approfondire lo strumento, a quel punto non volevo far altro che suonare il basso.

In quel periodo io e Mirko eravamo ancora alla ricerca di componenti nuovi per la nostra band ma qualcosa era appunto cambiato, da due chitarre diventammo una chitarra ed un basso. Con non poco scetticismo da parte sua, lo convinsi a formare una band in cui io avrei suonato il basso.

Nonostante abbia iniziato da poco, diversi amici, musicisti e non, mi hanno detto che dopo pochi mesi suono meglio il basso che la chitarra! Sarà una questione di feeling particolare con lo strumento. Sicuramente la formazione di chitarra mi è stata ed è tutt’oggi fondamentale.

Convinto Mirko andammo a quel punto alla ricerca dei nuovi componenti per la band. Avevamo un’enorme difficoltà a trovare il cantante dato che i gruppi di cui volevamo fare cover avevano i timbri di voce più svariati. Fu allora che decidemmo a quel punto di passare da una cover band generica ad una tribute band dei Fletwood Mac (tra l’altro non ne esistono in Italia). Ci contattò in poco tempo un batterista, trovammo subito la cantante, ed infine si aggiunse anche il tastierista, nonché all’occorrenza seconda chitarra. Ad oggi questa è una delle mie band: speriamo di essere presto in grado di fare un live.

M: Se non erro attualmente hai anche un altro progetto in cantiere, giusto?

G : Si, non hai torto. Mentre sui vari siti di annunci cercavo membri per la tribute band dei Fleetwood Mac, inciampai per caso in un annuncio di un batterista che voleva formare una tribute band dei Beatles. Pensai che fosse un’idea simpatica e lo contattai. Sempre tramite annunci abbiamo trovato un chitarrista ed abbiamo deciso per il momento di formare un trio. Non è ancora ben chiaro se resteremo un trio o se in futuro aggiungeremo un tastierista, per ora siamo alla ricerca ma anche in questa formazione continuiamo a provare.

M : Un nuovo strumento musicale e due tribute band in avvio, altro?

G: Beh, nel tempo libero oltre a suonare curo una pagina Facebook e un canale Instagram, sui cui pubblico video dei miei arrangiamenti, cover, e qualche collaborazione con altre persone. Lo faccio principalmente per tenere traccia dei pezzi che studio o riarrangio e per non dimenticare il lavoro fatto, per riascoltarmi. Suono, ma non mi sono mai limitato a fare solo quello, dato che mi piace, mi “auto produco”, ovvero registro da me audio e video per poi eseguirne il montaggio.

L’idea e il nome della pagina Facebook, Gio Sunday Music, risalgono al 2016: ogni domenica con mia sorella Angela Ruotolo a cui piaceva cantare registravamo qualcosa.

Ad oggi sulla pagina pubblico mie produzioni singole ed altre con varie collaborazioni: ci sono estratti con le mie band e cose occasionali con altre persone. Oltre a suonare, mi piace anche cantare, già lo facevo, la prima cosa che feci era

Un altro esempio è questa col basso

M : Perfetto Giovanni! Hai nuove sfide da affrontare per il prossimo futuro?

G: Di sicuro un pallino che ho da tempo è quello di riuscire a suonare Jazz. Questa, insieme alla sfida che riguarda il cantare mentre suono, ed al vedermi sul palco con le due tribute band di cui faccio parte sono sicuramente le sfide che vedo per il prossimo futuro.

Con questo termina l’intervista a Giovanni Ruotolo, alla prossima!